Festa dell’Esaltazione della Santa Croce
nel XXXII Anniversario
della morte per mano violenta del nostro
Beato Martire don Pino Puglisi
Chiesa Cattedrale, 14 settembre 2025
Omelia Arcivescovo di Palermo
Mons. Corrado Lorefice
Una preziosa coincidenza celebrare la Festa dell’Esaltazione della Santa Croce nello stesso giorno in cui ricordiamo la morte per mano violenta del nostro Beato Martire don Pino Puglisi, figlio prezioso di questa nostra amata Chiesa palermitana e vanto del nostro presbiterio. In lui ci riconosciamo Chiesa dall’amore trinitario, chiamata a testimoniare un amore più grande in questo nostro tempo che sembra spingerci ineluttabilmente in un’era di glaciazione del cuore delle donne degli uomini.
Questa antica celebrazione – l’Esaltazione della Santa Croce – ci aiuta a puntare lo sguardo sul mistero di amore che rifulge nel trafitto del Golgota. Noi non siamo la religione che adora l’infame e maledetto supplizio di sofferenza, di umiliazione e di morte che è la croce. Noi siamo i seguaci dell’Amore crocifisso, della smisurata compassione di Dio per noi uomini nel suo Figlio fattosi carne, morto liberamente e risorto per la vita del mondo: «Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna» (Gv 3,16). Sulla croce, come ci ha ricordato la pagina del IV Vangelo, è «innalzato il Figlio dell’uomo» (Gv 3,14) che dona vita eterna a chi alza lo sguardo verso di lui.
Colui che ci ha amati fino al massimo – «eis télos» (Gv 13,1) – è fonte di salvezza per noi uomini soggetti all’idolatria, al peccato e alla morte. La potenza della Pasqua di Gesù, del suo passaggio dalla morte alla vita, ha reso possibile il dono dello Spirito in noi, l’effusione dell’amore zampillante di Dio in noi. Lo Spirito deflagrato a Pentecoste – compimento della Pasqua di Cristo –, è Fuoco d’amore e Luce di Vita, Energia di Dio-Amore (cfr 1Gv 4,8) che raduna, trasfigura, santifica, libera e ricrea. Per questo l’Apostolo Paolo, nella lettera ai Romani, annuncia: «L’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato» (5,5). La vita cristiana è vita nello Spirito, energizzata dall’amore divino. Così la nostra umanità è resa capace dallo Spirito di essere come quella di Gesù di Nazareth, animata dall’amore, performata dall’amore.
«Me l’aspettavo». Sono le parole registrate dagli assassini di don Pino. Come e con Gesù va incontro alla morte, si consegna alla morte. Non se la cerca. L’accoglie! Puglisi è un rigenerato dalle acque del Battesimo, immerso e abbracciato dall’Amore trinitario. Puglisi è un discepolo-presbitero che ha praticato con assiduità il Vangelo. È lo ha performato. Il Battesimo lo ha rigenerato, il Vangelo lo ha conformato secondo la logica e l’umanità di Gesù. Il pensiero e le scelte di Gesù, la relazione che egli poneva con tutti gli uomini e le donne, e soprattutto con i piccoli e i poveri, come testimone della prossimità redentiva di Dio Padre compassionevole e misericordioso – abbassarsi e servire, kenosi e diakonia (cfr Fil 2,6-8), offerta di sé stesso, raggiungere l’altro nella sua estrema distanza, scambiarne e condividerne la condizione, finanche la sua fragilità e il suo peccato –, noi li ritroviamo nella vita, nelle parole e nei gesti di don Pino. Nel suo ministero presbiterale, da Godrano, a Brancaccio, nel ministero di animatore vocazionale e di accompagnatore spirituale, nell’insegnamento della religione cattolica, e nel suo servizio generoso nei luoghi-segno della Carità della Chiesa palermitana.
Ma, se mi permettete, la sua somiglianza a Gesù, è anche nel suo morire in quel 15 settembre 1993. In quegli anni tragici per la nostra Palermo assediata e massacrata dalla mafia. Come e con Cristo, testimone della vittoria dell’amore sulla violenza e sulla morte. La vittoria dell’amore. La fecondità dell’amore, che vince l’odio; del potere dell’amore che disperde i superbi nei pensieri del loro cuore e rovescia i potenti dai troni (cfr Lc 1,51-52); della mitezza e della non violenza che confonde la superbia di quanti impugnano le armi per seminare morte e dolore; della comunione che vince l’isolamento, la solitudine e la divisione; del perdono che vince la vendetta.
Siamo qui per chiedere al Signore di essere sempre più Chiesa dagli stessi sentimenti di Cristo Gesù. Presbiterio che cresce animato dagli stessi sentimenti di colui che è e sarà orgoglio e pungolo di ogni prete della Chiesa palermitana.
Ho scelto, amati presbiteri e diaconi, e futuri diaconi e presbiteri, di dedicarvi una lettera al compiersi del mio decimo anno di episcopato tra voi, e di consegnarvela proprio oggi. Porta la data dell’8 settembre, Festa della Beata Maternità di Maria e Festa della Madonna della Milicia. E vi viene distribuita nel giorno dell’Esaltazione della Santa Croce e nel trentaduesimo anniversario della tragica ma feconda morte del nostro indimenticabile fratello nel ministero ordinato Pino Puglisi.
Nata da mio cuore di fratello e padre, sono certo che la accoglierete con il cuore, per proseguire il nostro cammino al servizio della nostra amatissima Chiesa sulla traccia del Beato Martire don Pino Puglisi.