Con A. Z. eravamo compagni di banco alla fine degli anni 70. Mi raggiunge ancora, spesso, con la sua felice penna che da sempre dà voce al cuore. Buona parte di questa riflessione è ispirata alle sue parole. Una laica cristiana, professionista, moglie, madre, nonna, e un vescovo chiamato a Palermo, al centro del Mediterraneo, a dire a tutti la Bella Notizia per tutti con cuore di padre e di fratello, si ritrovano condividendo la trepidazione per il travaglio del mondo, della Casa comune dove si riaffaccia lo spettro di una guerra totale. Due penne, un’unica voce. Per la pace.

Guerra: una parola che pensavamo relegata ai soli libri di storia. Oggi è sulle prime pagine dei giornali, sui social, in TV. Anche perché a essere interessato è il civile occidente! Quasi una gara a chi trasmette per primo la notizia di un drone che spavaldo invade spazi aerei.

E torna, minacciosa, anche l’espressione “soluzione finale” riferita al conflitto (unilaterale) di Gaza. I novelli ‘imperatori’, formatisi negli anni ’70/’80 del secolo scorso (quasi nostri coetanei, miei e di A. Z.), sono sordi al grido di pace che si innalza dalla Casa comune, agli appelli accorati e audaci di cessare il fuoco, di trasformare le armi in aratri. La stragrande maggioranza della famiglia umana, gli uomini e le donne – bambini, giovani adulti e anziani –, ripudiano la guerra e vogliono la pace. Semplicemente. Sono i potenti del nostro tempo, i nuovi signori della guerra, quelli che la vogliono, che la bramano. Quelli che Gesù nel Vangelo chiama megáloi, i megalomani, che esercitano sulle nazioni il potere (cfr Mc 10,42). Si tratta di pochi, capricciosi, cinici, deliranti ed esaltati potenti che tengono in ostaggio la pace e la giustizia mondiale. Megalomani che hanno rimosso di essere humus, fango, creature. Non sono grandi. Solo narcisisti. Grande è Willy, il giovane di Capoverde ucciso per aver difeso un amico più debole, e di cui il 6 settembre ricorreva il quinto anniversario della morte. Germoglio di speranza che la prepotenza delle sterpi incolte della violenza e della vendetta non soffocheranno.

Non permettiamo, non lasciamo, incuranti e indifferenti, che entrino nel vocabolario del nostro linguaggio quotidiano parole e toni che riportano alla guerra, indurendo le menti e i cuori. La guerra non è mai umana, ma contro l’uomo, e dunque, indice di stupidità. Chi si pensa onnipotente è stupido e bisogna temere proprio gli stupidi (che cosa è un megalomane?) come sosteneva il Pastore luterano D. Bonhoeffer impiccato dai nazisti a Flossemburg nel 1945. Belligeranti e governanti – compiacenti del loro operato – che ardiscono dirsi religiosi: ebrei, musulmani, cristiani. Ma se si dicono cristiani, parliamo dello stesso Cristo che morì liberamente e per amore sull’ignobile patibolo della croce per dare vita a noi, come il chicco di grano che porta frutto solo perché disposto a marcire?

Perché, allora, tanto disprezzo per la vita degli altri? Siamo stati fatti per amare. Per mantenere cuori soffici, porosi, capaci di impregnarsi d’Amore così da rilasciarlo a loro volta. Siamo fatti per essere artigiani di pace che costruiscono nei conflitti sentieri di riconciliazione e perdono. Insistiamo, perseveriamo, insieme, tutti, tutte, perché venga abolita la guerra. Ogni guerra. Se non vogliamo essere complici. Gridiamolo. Parliamone. Ritroviamoci. Preghiamo. In città, per strada, nelle case nei quartieri, nelle chiese, negli uffici pubblici, negli stadi, nei luoghi della politica dove si fanno scelte per il bene della città, della Casa comune.

Preghiamo – soprattutto quanti professiamo una fede – perché i megalomani si convertano e gioiscano piuttosto di essere fango, creature. Uno solo è il Creatore che ci ha donato la Terra come Casa comune, come giardino fecondo con al centro l’albero della vita e della conoscenza del bene e del male.

È tempo di stare dalla parte della Vita, del Bene e della Pace.

Soprattutto se siamo uomini e donne che credono in Dio. Necessariamente, se crediamo nel volto di Dio che ci ha narrato Gesù Cristo.

16 settembre 2025

+ Corrado Lorefice